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Europa. Così è, se vi pare… Le istituzioni europee raccontate facile. Secondo episodio

Europa. Così è, se vi pare… Le istituzioni europee raccontate facile. Secondo episodio

L’8 e il 9 giugno si vota per il rinnovo del Parlamento europeo. Ma come si compone questo organo? Quali sono le sue funzioni? Quali le differenze e i rapporti tra le diverse istituzioni che costituiscono l’Unione Europea? Proviamo a scoprire insieme il Consiglio europeo, il Consiglio, la Commissione. Attraverso un racconto articolato in più episodi: fatto da protagonisti semplici, meno uno; con parole facili, tranne poche. Le storie sono ambientate nel Bar di una Piazza senza nome. Poteva averne uno di fantasia, ma ci è piaciuto lasciarla così: momentaneamente anonima. Perché non appena inizi la lettura possa diventare per ciascuno la Piazza del proprio paese: diversa ma uguale per ognuno di noi. E se questa trasposizione dovesse avvenire, anche parte dei prossimi dialoghi potranno, facilmente, immaginarsi come parlati nei nostri dialetti; scrigni unici di quel Tesoro collettivo costituito dai 120 campanili e oltre delle nostre splendide comunità.

SECONDO EPISODIO.
COMPOSIZIONE E FUNZIONI DEL CONSIGLIO EUROPEO.

Sembrava un giorno come tanti altri. La Piazza brulicava delle solite attività. Un gruppetto buttato a chiacchierare da una parte; un altro avvolto dalla nube di fumo sbuffato da dieci sigarette; qualche gattino che si avvicinava alla ciotola di latte lasciata in bella vista davanti al Bar. Poi, però, ci si accorse che nell’aria qualcosa stava cambiando, perché ai frequentatori abituali se ne andavano aggiungendo tanti altri, evidentemente incuriositi da un passaparola che in quei giorni era stato incessante. Dal Corso confluivano nella Piazza; come onde del mare che da lontano sembrano essere tutte uguali, ma che appena si avvicinano diventano ognuna diversa dall’altra. E tutti cominciavano a disporsi in circolo, quasi che ciascuno avesse il proprio posto assegnato. O, forse, era proprio così. In quel teatro naturale che era venuto a costruirsi, probabilmente, ognuno aveva una parte da recitare.

«Via! Via!! A casa nullafacenti. Ci vediamo la settimana prossima». Così aveva detto il Professore.

E oggi era quel giorno. Il Professore arrivò come sempre puntuale, salutò un po’ tutti intorno e prese posto al suo solito tavolo. Quella volta, però, non vi trovò sopra il mazzo di carte pronto per la partitella quotidiana, ma il foglietto con gli appunti che Marco aveva preso la settimana scorsa. Ci buttò sopra un’occhiata con calcolata sufficienza, per poi leggere ad alta voce «In Europa ci sono diverse istituzioni, ognuna con compiti differenti e diversa composizione: il Consiglio europeo, il Consiglio, la Commissione e il Parlamento europeo. Bene, qualcuno sa di cosa stiamo parlando?».

Nella Piazza calò il silenzio. Un leggero brusio di sottofondo si sentiva, certo; ma nessuno che avesse avuto il coraggio di pronunciare qualche parola a riguardo.

«Bene, non avevo dubbi. Scrivete, allora, se ancora vi ricordate come si fa!».

A quelle parole la platea si sciolse in una risata a metà tra il liberatorio e il nevrotico. Ma tanto fu. E il Professore cominciò a esporre la sua lezione.

«Il Consiglio europeo è composto dai Capi di Stato o di governo degli Stati membri e si riunisce a Bruxelles almeno quattro volte all’anno. Non esercita funzioni legislative, ma dà all’Unione gli impulsi necessari al suo sviluppo, ne definisce gli orientamenti e le priorità politiche generali. Inizialmente era più che altro un luogo di cooperazione politica tra i diversi governi; fu solo con il Trattato di Maastricht del 1992 che venne formalmente inserito nell’Unione europea, ricevendo poi con il Trattato di Lisbona del 2007 la qualifica di istituzione. Tutto chiaro fino ad ora? Avete scritto??».

La maggior parte dei presenti annuì con sospetta timidezza. Faceva eccezione un piccolo gruppetto, appoggiato in posizione strategica su un lato della Piazza, già impegnato in una discussione fitta fitta.

«Tutto chiaro fino ad ora? Dico a voi, fenomeni; sì, proprio a voi che avete tanto da commentare. Cos’è che non vi soddisfa?».

A quel punto il più giovane, un po’ per imprudenza un po’ perché spinto a forza in avanti dagli altri, si fece coraggio e si avvicinò al Professore. «Ecco, ci chiedevamo. Ma se allora questo Consiglio europeo si compone per ruoli, e non viene eletto da nessuno, alla fine conta poco o niente e le decisioni importanti vengono prese altrove…».

«Eh, qui vi volevo. Non è proprio così! Pur non essendo eletto, si colloca politicamente al vertice della struttura istituzionale dell’Unione, in quanto le grandi decisioni relative agli sviluppi dell’integrazione europea sono assunte proprio da questo Consiglio e solo successivamente attuate dalle altre istituzioni, secondo le competenze e le procedure regolate dai Trattati. Tenete conto che in esso gli Stati sono rappresentati dalla figura più importante del loro potere esecutivo. Ecco perché, ad esempio, per una repubblica parlamentare come l’Italia è presente il Presidente del Consiglio dei ministri, mentre per una presidenziale, come la Francia, partecipa il Presidente della Repubblica. Eppoi il Consiglio europeo elegge anche un suo Presidente, che svolge un importante ruolo di rappresentanza esterna dell’Unione per le materie relative alla politica estera e di sicurezza comune. Sapete chi ricopre attualmente questo ruolo?».

«Ursula fon de Leye, o come si dice», rispose subito Peppe. (Risate e brusii dalla Piazza)

«Zitti! Ma che ridete. No, lei è la Presidente della Commissione europea. Almeno il compare ci ha provato. Perché voi lo sapete chi è?».

«Roberta Metsola, la politica maltese», intervenne sicuro Marco. (Qualche risata e brusio in meno, quasi prova di una fiducia sospesa)

«Eccolo qua, il nostro politico della domenica… te l’avevo detto io: tra quelle quattro mura ammuffite della sezione, se ancora esiste, nemmeno le basi vi hanno insegnato! Scrivi pure tu!! Lei è la Presidente del Parlamento europeo, non del Consiglio europeo». (Risate e brusii dalla Piazza; accompagnati da qualche improperioliberatorio verso l’ostentata saccenza di Marco)

«L’attuale Presidente del Consiglio europeo è Charles Michel, un politico belga».

«Mai sentito! Evidentemente conta come il Due di coppe quando regna bastoni…».

«Eh, sì. Peppe. Non posso darti torto, si sente poco. Eppure, ti assicuro che non è così; tra i vari compiti ne ha uno che dovrebbe essere abbastanza importante…».

«E quale, Professore? Dicci, dai, adesso ci hai incuriosito».

«Vi racconto un aneddoto. Sapete chi era Kissinger?». (Qualche timido cenno di assenso, ma per lo più sguardi nel vuoto dalla Piazza)

«Sì, è quel famoso politico americano. Ne ho sentito parlare: è morto l’anno scorso, alla veneranda età di 100 anni!».

«Oh, bravo Marco! Allora qualcosa in quella sezione, se ancora esiste, riescono a insegnarvi! Henry Kissinger è stato per molti anni Segretario di Stato degli USA, nonché influentissimo consigliere politico di molti Presidenti americani, soprattutto per la politica estera. Ebbene, si racconta che allorché dovesse parlare con le istituzioni europee per discutere di qualche crisi internazionale era solito dire Ma chi devo chiamare se voglio parlare con l’Europa? Ecco, secondo voi chi doveva chiamare?». (Alla domanda del Professore nella Piazza si scatenò un vero e proprio putiferio. Voci a destra. Voci a sinistra. Voci che si accavallavano da destra a sinistra)

«Ursula fon de Leye, o come si dice. La Presidente della Commissione europea; che poi io mica lo so se a giugno la voto…».

«Ohi, ma insisti compare… a giugno non dobbiamo votare per lei! E comunque avrebbe dovuto chiamare Roberta Metsola, la politica maltese Presidente del Parlamento europeo».

A quelle previsioni, le voci della Piazza continuavano ad accavallarsi, con discussioni che a mano a mano si facevano più veementi. Persino i tre micetti, che nel frattempo erano diventati cinque, come inebriati da quel vociare collettivo cominciarono a miagolarsi in faccia, lasciando per qualche minuto senza attenzione la ciotola con il latte, che era stata spostata sull’angolo della porta del Bar. C’è persino chi giura di aver visto il Professore accennare una sorta di ghigno, che poteva sembrare quasi un sorriso. Ma su questo non tutti furono d’accordo, e si discusse ancora per mesi se fosse davvero successo. Comunque, zittando con un gesto della mano le voci, che oramai erano solo urla sovrapposte, il Professore riprese il suo discorso.

«Vedete, stavolta non è solo colpa della vostra ignoranza. Questa discussione è la prova provata della debolezza e della confusione con cui spesso si caratterizza l’operato dell’Unione nell’ambito della politica estera. Pensate alla vicenda Russia-Ucraina, oppure a quella tra Israele e Palestina. In questi, come in altri casi, difficilmente L’Unione Europea riesce a parlare con una posizione unitaria. Spesso ci sono linee differenti tra gli Stati membri, facendo così percepire all’esterno un’immagine di estrema debolezza».

«Ma in questi casi non è meglio mettere ai voti? Così alla fine una posizione unica deve uscire per forza…».

«Sembrerebbe la soluzione più logica; e infatti per altre istituzioni dell’Unione funziona così. Ma non per il Consiglio europeo. Come vi ho detto, ha un carattere prettamente intergovernativo, di indirizzo politico, e quindi solo in rarissimi casi procede a votazioni, e quando accade è prevista la decisione all’unanimità. In particolare, proprio per determinare l’azione esterna dell’Unione, la politica estera, quella di sicurezza e difesa comune vige la regola dell’unanimità, che è sempre più difficile da raggiungere ora che gli Stati membri sono aumentati, creando così di sovente un blocco nelle decisioni. Per tutti gli altri casi, invece, le decisioni vengono prese di comune accordo, mediante la cosiddetta pratica del consensus, che permette di riprodurre in un testo l’intesa raggiunta dai partecipanti, ma anche di registrare eventuali posizioni differenziate sui punti all’ordine del giorno».

«Ma alla fine, Professore, per quelle questioni di guerra Chissingher chi ha chiamato?». (Risate immotivate dalla Piazza, come se loro ne sapessero davvero qualcosa)

«Kissinger, nel frattempo, è morto; ma per capirlo avrebbe dovuto leggere bene quanto previsto dal Trattato sull’Unione europea. È uno dei trattati primari dell’Unione: forma le basi del diritto dell’UE, delineando lo scopo dell’Unione e il governo delle sue istituzioni centrali. Proprio lì c’è scritto che Il Presidente del Consiglio europeo assicura, al suo livello e in tale veste, la rappresentanza esterna dell’Unione per le materie relative alla politica estera e di sicurezza comune, fatte salve le attribuzioni dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza».

A quel punto il più giovane del gruppetto, con improvvisa sicumera si lanciò spontaneamente verso il Professore «E allora è chiaro! Per conoscere la posizione dell’UE avrebbe dovuto chiamare proprio Charles Michel, quel politico belga». (Tutt’intorno unanimi voci di approvazione)

«Ma uno che si chiama facile no? Sarà pure il Presidente, ma io questo a giugno non lo voto. Non saprei neppure scrivere il nome!».

«Aridaje, compare Peppe… A giugno dobbiamo votare per il Parlamento europeo… è tutta un’altra cosa! Il Professore ci sta spiegando come funziona il Consiglio europeo. Questo non lo dobbiamo votare perché è composto automaticamente dai Capi di Stato o di governo degli Stati membri. Quindi è sicuro! Se Kissinger non fosse morto avrebbe dovuto chiamare proprio Charles Michel».

«Avrebbe, Marco; avrebbe. Il condizionale è d’obbligo, perché nello stesso Trattato poco più avanti c’è scritto pure che una funzione di rappresentanza esterna dell’Unione Europea è svolta anche dall’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, dal Capo di governo che ha la presidenza semestrale del Consiglio, nonché dal presidente della Commissione...».

«A Professo’, allora mi sa che era meglio se faceva una chiamata di gruppo su WhatsApp!!!». (Risate fragorose e applausi da tutta la Piazza)

«Hai proprio ragione, sarebbe stato meglio. Comunque, avete cominciato a capire un po’ di più dell’organizzazione dell’Unione Europea?».

«Sì, intanto che è bella complicata». (Gesti di conferma dalla Piazza)

«Non è Complicata. Se seguite piano piano vedrete che riuscite a capirne qualcosa di più. Oggi, intanto, abbiamo imparato a conoscere la composizione e le funzioni del Consiglio europeo. Marco, hai preso appunti? Dai, rileggi a voce alta, così facciamo una piccola sintesi…».

«Un po’ alla rinfusa; però ecco… allora… Allora: Il Consiglio europeo è un’istituzione composta dai Capi di Stato o di governo degli Stati membri. Non esercita funzioni legislative, ma è molto importante poiché si colloca politicamente al vertice della struttura istituzionale dell’Unione, in quanto assume le grandi decisioni relative agli sviluppi dell’integrazione europea che poi vengono attuate dalle altre istituzioni. Elegge anche un Presidente, che svolge un importante ruolo di rappresentanza esterna dell’Unione per le materie relative alla politica estera e di sicurezza comune. Di norma vengono assunte decisioni di comune accordo, ma per la politica estera, sicurezza e difesa deve essere raggiunta l’unanimità.  Che siccome è difficile da trovare, alla fine Kissinger ha dovuto fare una chiamata di gruppo su WhatsApp…».

«Bravo! Hai visto che cominci a capirne qualcosa in più pure tu? Vallo a raccontare ai tuoi amici in sezione, se ancora esiste».

«Professore, ma quando parliamo di cosa dobbiamo votare a giugno? Non ci si capisce niente!».

«Si capisce, Peppe. Si capisce. Basta un po’ di pazienza e tutto si capisce. Però non adesso. Del Parlamento europeo parleremo alla fine. Almeno vi rimane più impresso. Prima analizziamo le altre istituzioni, così avrete un quadro più chiaro delle discussioni che sentirete queste settimane. Per ora basta che abbiate capito che a giugno si vota solo per il Parlamento, mentre tutte queste altre di cui stiamo parlando sono composte in maniera diversa, e non elette direttamente dai cittadini».

E così anche quel giorno era giunto all’ora dell’imbrunire. Anzi, pure qualche minuto oltre. Il Professore aveva terminato la sua prima lezione di Piazza, in quella umile bisca di paese che sempre di più voleva darsi le arie di un’aula di Università. Gli accorsi cominciarono a risparpagliarsi per riprendere ansiosi le loro occupazioni. Chiacchiere, per i chiacchieroni; fumate, per i fumatori; un docile miagolio, per quei gattini che nel frattempo erano diventati tre. Per le campane, invece, si era fatto tardi. Erano le 19.38: trentotto minuti di ritardo; per un po’ il parroco fu indeciso sul da farsi, ma oramai conveniva aspettare la suonata delle 20.00. Non avrebbe certo potuto interrompere il discorso del Professore.

«Via! Via!! A casa nullafacenti. Ci vediamo la settimana prossima. E parleremo del Consiglio».

«Ma un’altra volta, Professore?!».

«No, Peppe, ti ho già detto. Oggi abbiamo parlato del Consiglio europeo, la prossima parleremo del Consiglio; sono due cose diverse».

«Ah, scusa. Non me lo ricordavo! La faccenda si fa sempre più interessante…».

E allora, ci vediamo la settimana prossima! L’appuntamento era stato fissato e l’ordine del giorno solennemente stabilito: composizione e funzioni del Consiglio.
Alla prossima!



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